La Russia blocca la comunicazione via internet

La Russia blocca la libera circolazione delle informazioni via rete nel suo territorio. Si stenta quasi a crederci, ma sta succedendo davvero in territorio russo. Ancora una volta, nel 2014, si viola il diritto della libera informazione. Una violazione però camuffata e velata dall’idea secondo cui in realtà non si tratterebbe di una violazione del diritto vera e propria, quanto del desiderio di combattere efficacemente il terrorismo.

La Russia blocca la comunicazione via internet

Ieri infatti la Duma ha approvato definitivamente la legge antiterrorismo secondo cui già a partire da oggi tutte le informazioni che circolano via internet devono soggiornare per un periodo di almeno sei mesi in server installati all’interno della Federazione. Un provvedimento che ha un effetto immediato sul popolo russo e che rischia di comprometto l’uso di app molto in voga negli ultimi periodi come Whatsapp, Facebook, Gmail, You Tube, Twitter e tante altre. Tutti i trasgressori, ovvero tutte le aziende e fornitori di servizi che non rispetteranno queste indicazioni, saranno perseguibili per legge e soggetti a sensazioni in alcuni casi anche molto gravose. Per giustificare l’apparente inspiegabilità di tanta severità, il parlamento russo ha richiamato alla memoria l’attentato di Volgograd di dicembre, ma nulla riesce a fermare il pensiero di molti secondo cui in realtà questo provvedimento rappresenta il desiderio di Putin e dei suoi collaboratori in Russia, di chiudersi a riccio e limitare al massimo la circolazione di informazioni che potrebbero minare alla loro immagini.

Non sanno però che cosi facendo ottengono il risultato opposto: ora tutti i riflettori sono puntati su di loro e in breve tempo la Russia è nel mirino stesso dell’informazione. A questo punto risulta più chiara la vicenda di Pavel Durov, fondatore del social network russo Vkontakte, che fu costretto a chiudere l’azienda, in quanto accusato per aver rifiutato ” richieste pressanti da parte delle autorità russe, che volevano usare il social network per spiare i cittadini ucraini”.