Whatsapp e la privacy negata

Risale a molto tempo fa la notizia secondo la quale Facebook avrebbe acquistato la nota azienda di messaggistica istantanea Whatsapp, per la modica cifra di 19 miliardi di dollari. Molte le polemiche e le critiche affiorate in quei giorni, poi il silenzio. In realtà si trattava di un silenzio solo apparente.

Whatsapp e la privacy negata

Le critiche riaffiorano oggi, in risposta alle affermazioni del ricercatore Bas Bosschert, secondo il quale gli utenti di Whatsapp non hanno privacy. Qualsiasi malintenzionato potrebbe, se capace, di manomettere il database delle conversazioni di tutti gli utenti attraverso un app terza. L’impresa non è impossibile, soprattutto se si considera il meccanismo con cui Whatsapp protegge tale database, ovvero utilizzando una sola chiave valida per tutti. Una vera rogna, a cui però Facebook non ha ancora risposto, neppure per tranquillizzare i suoi utenti timorosi di veder calpestare e violare la riservatezza delle proprie conversazioni. E allora che fare? Whatsapp ha cercato di rattoppare momentaneamente con un aggiornamento Android reso disponibile recentemente, seguito dalla possibilità di pagare una sottoscrizione per un amico.

Ma il tutto non basta a placare le critiche e le paure. Ed ecco che ad approfittare di questi momenti difficili, colpendo il colosso della messaggistica istantanea nei suoi punti deboli, sono altre piccole aziende, forse meno note, come per esempio WeChat, un software cinese che in realtà è già stato valutato almeno 60 milioni di dollari.  Allora viene spontaneo domandarsi se Whatsapp è stato davvero un affare vantaggioso per il grande imprenditore Mark Zuckerberg, o se invece il suo capriccio non è altro che l’inizio di una serie ininterrotta di guai. Ai postumi larga sentezza.